La lettera di Cesare
"A chi mi incontra per strada e mi chiama Cesare; a chi ha preso la pioggia, il sole, il vento al Franchi; a chi ha fatto le vacanze a Folgaria, a Castelrotto e a Cortina; a chi ha pianto per un rigore sbagliato o per la gioia di Anfield; a chi ha creduto come me e si è emozionato per una solitaria bandiera viola a una finestra; a chi ha pensato che, nonostante sbagliassi qualche cambio, ero comunque una persona per bene; a chi ha saputo capire e apprezzare il significato del silenzio; a chi ha fatto centinaia di chilometri per dire 'Io c'ero', quelli di Verona, di Torino e che hanno pianto di gioia con noi; a quelli che ci aspettavano all'aeroporto la notte per cantare 'forza viola'; a chi urlava 'falli correre' e a chi ha corso; a chi mi diceva, toccandomi ogni volta l'anima, 'Grande Mister, uno di noi oppure 'quando parlo con te è come se parlassi con un parente, fratello, zio cugino, padre non fa differenza. A tutti, a Firenze con la sua eleganza un po' malinconica, la sua diffidenza e la sua generosità, devo dire solo due cose: grazie e vi porterò sempre nel mio cuore. Cesare".
Beh, io sono contento che uno che scrive una lettera cosi diventi l'allenatore della nazionale.
1 Comments:
Verissimo. Sono con te al 100%.
Ce ne vorrebbero di Signori come lui..
Ovunque.
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