domenica, febbraio 07, 2010

Open


In un pomeriggio tardoprimaverile del 1988 stavo ricalcando un disegno tecnico fatto da un compagno piu capace di me (non ci voleva molto), sul tavolino basso di vetro nel salone di casa. Facevo la seconda liceo.
Alla tele un ragazzotto di Las Vegas poco piu vecchio di me, coi capelli lunghi e i colpi di sole, giocava la semifinale a Roland Garros e portava al 5° set Mats Wilander, il n.1 del mondo in quell'anno per lui magico, l'anno dei 3/4 di slam. Il ragazzotto si chiamava Andre Agassi, sconosciuto o quasi, e assolutamente impreparato fisicamente ad affrontare un 5° set, che infatti si concluse con un secco 6-0 per Wilander.
Negli anni ho seguito Agassi, mi sono comprato persino i jeans coi fuseaux rosa o con quelli giallo fluo sotto, e ho fatto un tifo pazzesco per tutti i suoi match, negli 8 slam vinti e nelle 100 finali perse con Sampras.
Si tratta quindi di una lunga storia tra me e lui, e sarà per quello che sono corso in libreria quando l'ho visto in un paio di trasmissioni tv francesi prima di natale, rasato e sorridente, appena ingrassato, impegnato nella presentazione della sua autobiografia, "Open".
Open come i tornei e il mondo del tennis professionistico che ha frequentato per piu di 20 anni, Open come la confessione intensa e sincera che ci regala in questo libro che ho divorato in pochi giorni, prendendo il metro per guadagnare un'ora di lettura al giorno e lasciando lo scooter sotto la pioggia, a casa.
Mi sono immerso nella sua storia incredibile, dalle 2500 palline al giorno sputate ogni giorno da un drago lanciapalle creato dal padre, esule iraniano ossessionato dal progetto di far diventare suo figlio minore il n.1 del tennis mondiale. E responsabile del suo odio per il tennis e della sua fame insaziabile di vittoria.
E poi l'accademia Nick Bollettieri, e le sofferenze di uno studente mediocre e di un adolescente mancato che cerca di rivendicare il suo diritto di esistere.
E poi i primi tornei girando in macchina con il fratello senza un soldo, gli incontri casuali con Borg e Connors, la prima sconfitta sconfitta contro McEnroe, e le prime grandi sfide con Sampras e Chang.
E poi Gil, allenatore e secondo padre, che ha imparato l'inglese ascoltando la radio, che l'ha fatto diventare un atleta e l'hai aiutato a rinascere piu di una volta, e che non é mai andato in bagno durante un match di Andre, incapace di lasciare la tribuna per paura che Andre si sentisse solo in un momento difficile.
E poi il clan di amici, vicini per tutta una vita, ognuno con il suo ruolo, spalle e appigli per un uomo fragile, e incredibilmente bisognoso di dare e di ricevere.
E la storia incredibile della sua calvizie precoce, e la scoperta che i suoi lunghi capelli che mi facevano sognare erano una parrucca, fermata con forcine di fortuna prima della sua prima finale a Roland Garros, giocata con la paura di perderla e di diventare lo zimbello del mondo, e infatti persa contro Anders Gomez.
E il primo Wimbledon vinto nel '92, con il sogno irrealizzato di ballare con Steffi Graf, vincitrice del torneo femminile.
E poi il corteggiamento di Brooke Shields via fax, un matrimonio infelice, le droghe e la caduta in classifica, finché un amico non gli disse che quella non era la sua vita, non era la sua casa, non era il suo cane.
E Steffi Graf che ritorna, prima solo una foto sul frigo attaccata da Brooke Shields, la foto della donna con le gambe perfette a cui l'attrice voleva assomigliare. E poi dopo il divorzio, un corteggiamento insistente e discreto, seguendo i consigli del suo clan, fino a che Steffi Graf diventa Stefanie Agassi.
E poi l'odio per Boris Becker, e la domanda fatta a James, l'addetto alla sicurezza dello US Open, di tenerlo lontano da quel tedesco nel tunnel che porta al campo centrale per impedirgli di saltargli addosso, e poi la sensazione magica del colpo perfetto al momento del match point.
E la relazione con Sampras, il rispetto per il campione e l'estraneità assoluta verso l'uomo.
E poi la relazione con Brad Gilbert, che bevendo Ice bud cerca di fargli capire che non serve essere il migliore del mondo su ogni colpo, ma che serve solo essere migliore del suo avversario, e lo affianca nel preparare la vendetta contro Becker dopo una sconfitta bruciante.
Ma soprattutto la maturazione di un uomo che rimane ragazzo, e che capisce che solo donando si dà un senso alla propria vita, e che la sua fondazione/scuola per i ragazzi disagiati di Las Vegas sarebbe stato il suo futuro dopo lo sport. Oltre a Stefanie ovviamente, e ai piccoli Jaden e Jaz.

Tanto tanto altro da leggere, intervallato da foto in bianco e nero.
Grazie Andre per quello che ho visto alla tele per 20 anni, e per quello che mi hai rivelato da poco. E' stato per te piu difficile di quanto pensassi, sei stato grande.

2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

bel post. cresciuta con mcenroe, sempre piaciuto agassi. venuta voglia di cercare il libro, grazie.

:)
Ci

9:31 AM  
Blogger panpot said...

Bello, bello, bello. E poi ci si vedeva alla NewGames, a giocare con quel robo col disco di plastica e i cuscinetti d'aria.

8:56 PM  

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