martedì, aprile 02, 2019

Attualità


“Pasolini aveva una visione apocalittica del proprio tempo: riteneva che la direzione del mondo contemporaneo fosse quella di un’autodistruzione progressiva. La società gli appariva disumanizzata dalla tecnica e minacciata dallo scadimento delle relazioni umane e personali, che il poeta riteneva prive di una qualsiasi possibilità di riscatto. Che l’Occidente sia in declino è una tesi che ha segnato tutto il Novecento, a partire, per esempio, proprio da quel Tramonto dell’Occidente di Oswald Spengler che è diventato il modello di tanta critica culturale antitecnologica e nostalgica. In realtà, Pasolini ha una visione in cui questa denuncia si unisce a una prospettiva politica non inquadrabile nell’opposizione fra destra e sinistra, ma che segna comunque il bisogno di un’attesa. Forse per questo, nel film incompiuto sulla cometa, è proprio la «grande attesa» a offrire il tema, quello della speranza di un evento che redima il tutto, ma che infine non arriva mai.
Questa tensione politica, che è stata una delle ragioni della notorietà di Pasolini ed era la sua molla poetica, è resa molto bene dal film di Ferrara. D’altra parte, proprio nella ricostruzione dell’intervista con Furio Colombo, emerge tutta la disperazione di tale visione, la totale mancanza di fiducia in un qualunque possibile futuro”.

Roberto Mordacci. “Al cinema con il filosofo”. - Mondadori -