domenica, agosto 14, 2005

Scarno



Non so se esser serio o faceto. Andare ad un Festival del cinema presuppone senza dubbio la prima, almeno a giudicare dalle persone che ho visto, ma mica posso ingannarmi (mica più di tanto, insomma) son pur sempre uno che rimpiange il Clint scorretto con la 44 o sul cavallo ripreso di culo ( e poco importa se adesso piace anche agli intenditori).

Fare un festival in Svizzera è assurdo, ma non più che farlo a Venezia a Cannes o a Sanremo. Il problema è che funziona tutto. Sempre. Implacabilmente. Non puoi arrivare in ritardo mai, per nessun motivo, nemmeno alla fermata dell’autobus. E devi scordarti di avere una vita tua, degli affetti, nemmeno fermarti a mangiare una cosa, che in quel momento daranno sicuramente la miglior proiezione della giornata, o stronzo.

Però ho toccato con occhio quello che avevo sempre solo sentito nominare. Il cinema come testimonianza. Sì, perché se i film propriamente detti di questo festival mi hanno fatto mediamente cagare ( e sono già stato troppo profondo) l’illuminazione è arrivata seguendo le sezioni documentaristiche. Le lesbiche israeliane, la scuola calcio in Zimbabwe, la vita del quartiere, i pastori calabri.. nessun film ha la carica emotiva che può dare un racconto vero fino in fondo. E lo dico da appassionato di fantascienza, per quel che può valere che lo dica io.

Un ultimo appunto. La maggior parte di questi documentari non verranno mai distribuiti, nel migliore dei casi passeranno veloci sui canali tematici via satellite. E, per dire, oggi su tutti i giornali si discute su chi dovrà condurre la prossima edizione dei Fatti Vostri, ecco.