martedì, settembre 20, 2005

Un giudice

Cosa vuol dire avere
un metro e mezzo di statura,
ve lo rivelan gli occhi
e le battute della gente,
o la curiosità
di una ragazza irriverente
che si avvicina solo
per un suo dubbio impertinente:

vuole scoprir se è vero
quanto si dice intorno ai nani,
che siano i più forniti
della virtù meno apparente,
fra tutte le virtù
la più indecente.

Passano gli anni, i mesi,
e se li conti anche i minuti,
è triste trovarsi adulti
senza essere cresciuti;
la maldicenza insiste,
batte la lingua sul tamburo
fino a dire che un nano
è una carogna di sicuro
perché ha il cuore toppo,
troppo vicino al buco del culo.

Fu nelle notti insonni
vegliate al lume del rancore
che preparai gli esami.
diventai procuratore
per imboccar la strada
che dalle panche d’una cattedrale
porta alla sacrestia
quindi alla cattedra d’un tribunale,
giudice finalmente,
arbitro in terra del bene e del male.

E allora la mia statura
non dispensò più buonumore
a chi alla sbarra in piedi
mi diceva Vostro Onore,
e di affidarli al boia
fu un piacere del tutto mio,
prima di genuflettermi
nell’ora dell’addio
non conoscendo affatto
la statura di Dio.


Esiste un giudice che da anni aggiunge alla pena anche una condanna accessoria, ossia costringe il colpevole a circolare per la città con un cartello tipo uomo sandwich con scritto il crimine commesso per esporlo alla pubblica vergona. Sono già più di 160 i condannati che si sono fatti un giro. Lui dice che questa aggiunta aiuta il condannato a non essere recidivo. A parte che a me sembra una stronzata, perchè se sono un vero criminale capirai che cosa me ne frega, ma la cosa strana è che non succede in Uganda. Il giudice si chiama Ted Poe e lavora a Houston, Texas, dove è anche stato eletto al congresso per i repubblicani.

Poi, leggendo in rete si scopre anche che questo è stato il primo giudice a consentire le riprese televisive di una condanna a morte.

E allora tutto torna.