Cose Sparse
Rieccoci qui. Grosrat se ne e' tornato - per poco, coraggio - a Parigi.
Io son qui che mi reinvento con un sole che sa di primavera.
Un lungo weekend carico di giri, persone, odori e cose.
Qundo ti vine a visitare qualcuno ti senti obbligato alla sintesi.
Alla sintesi di cio' che hai scoperto, di cio' che ti piace, di cio' che hai fatto tuo del caleidoscopio di forme che ti ruotano attorno.
E qui non e' facile.
Mi riusciva bene con gli amici da portare all'osteria sulle colline o in giro per la piccola citta' (e bastardo posto).
Qui le alternative si moltiplicano e si confondono.
Soprattutto dopo il primo Martini.
Poi ci sono quelle cose che metti da parte.
Quelle che quando le scopri ti dici: qui ci devo portare questo o quello, questa (sempre la stessa) o quella (come prima).
E che quando arrivano questo o quello non ti ricordi.
Ma che poi e' anche il bello delle cose.
E allora non si poteva evitare il giapponese all'Est Village, il fusion al West, la cena dagli amici, il Dimsum e la novita' della cena nel Chelsea Hotel per culminare nel pranzo a casa del Pacio con tre chili di arrosto di maiale con patate, funghi e olive nere.
Ebbene si', mi e' toccato pure cucinare.
In mezzo, un continuo vagolare tra le strade di Manhattan e di Brooklyn, tra case di amici e studi di artisti amici.
In mezzo tante parole. Che si diventa grandi e lo stipendio e il posto di lavoro.
E le ragazze. E gli amici che vanno oltre e che magari potrebbero tornare un po' sui loro passi. E le citta' e le gente di tutto il mondo. Un po' di Berluska, eccetera.
Comunque cio' per dire che tutti gli amici mi mancano.
E mi manca pure lei (sempre la stessa), che novita'.
Ma insomma se venite, c'e' da divertirsi.
Io son qui che mi reinvento con un sole che sa di primavera.
Un lungo weekend carico di giri, persone, odori e cose.
Qundo ti vine a visitare qualcuno ti senti obbligato alla sintesi.
Alla sintesi di cio' che hai scoperto, di cio' che ti piace, di cio' che hai fatto tuo del caleidoscopio di forme che ti ruotano attorno.
E qui non e' facile.
Mi riusciva bene con gli amici da portare all'osteria sulle colline o in giro per la piccola citta' (e bastardo posto).
Qui le alternative si moltiplicano e si confondono.
Soprattutto dopo il primo Martini.
Poi ci sono quelle cose che metti da parte.
Quelle che quando le scopri ti dici: qui ci devo portare questo o quello, questa (sempre la stessa) o quella (come prima).
E che quando arrivano questo o quello non ti ricordi.
Ma che poi e' anche il bello delle cose.
E allora non si poteva evitare il giapponese all'Est Village, il fusion al West, la cena dagli amici, il Dimsum e la novita' della cena nel Chelsea Hotel per culminare nel pranzo a casa del Pacio con tre chili di arrosto di maiale con patate, funghi e olive nere.
Ebbene si', mi e' toccato pure cucinare.
In mezzo, un continuo vagolare tra le strade di Manhattan e di Brooklyn, tra case di amici e studi di artisti amici.
In mezzo tante parole. Che si diventa grandi e lo stipendio e il posto di lavoro.
E le ragazze. E gli amici che vanno oltre e che magari potrebbero tornare un po' sui loro passi. E le citta' e le gente di tutto il mondo. Un po' di Berluska, eccetera.
Comunque cio' per dire che tutti gli amici mi mancano.
E mi manca pure lei (sempre la stessa), che novita'.
Ma insomma se venite, c'e' da divertirsi.
3 Comments:
Una bella fotografia, grazie achab.
Un'istantanea, polaroid, patinata, quasi brillante, a volte sfumata..
Non ho capito tutto, te lo dico..
Tu parli in codice, come i mafiosi.
Provenzano forse è risultato meno enigmatico con gli inquirenti..
Se mai verrò a NY (il se è più che necessario), sappi che io sono "questo e quello" che vogliono vedere "solo" achab..
Devo smettere di fumare prima di andare a letto.
Già. Se mai capiterà...ma se capiterà...
mi dicono che... non vedono l'ora di scoprire i tetti della grande mela...
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