Poco tempo fa ho letto Caos Calmo di Veronesi. Premio Strega 2006, peraltro (non so se considerarlo un bene fino in fondo. Anzi penso di no, alla fine).
Su segnalazione di Grosrat (e questo e' invece indubbiamente un
plus).
Ci ho messo un po' per mettere a fuoco quello che penso.
Come sempre.
E' un romanzo televisivo. Un bel romanzo televisivo.
Mi accingo ad argomentare.
Prima di tutto e' un film per la Tv bello e fatto, finito.
Secondo e' lo specchio dei nostri tempi, di un modo di pensare.
Di un modo di mettere in fila i pensieri.
Se penso ad altri grandi libri che hanno messo al centro l'io, la narrazione in prima persona e l'associazione libera di pensieri (e aggiungerei una certa "crisi") mi vien da dire che una catastrofe, da qualche parte, deve essere avvenuta. Quella "catastrofe" io la individuo nella nascita e soprattutto nel recente sviluppo della Tv in quanto specchio della societa' del consumo.
Vi avevo avvisato che era una caccola, non rompete.
Nel senso che se andiamo a Joyce e all'associazione libera di penseri (in parallelo con la scoperta della psicanalisi, colonna d'Ercole del Novecento) dell'Ulisse oppure alla Yourcenar di Memorie di Adriano con la sua straordinaria narrazione in prima persona, ci accorgiamo che qualcosa si e' rotto.
Qualcosa di grosso.
Tutti i pensieri del protagonista danzano incessamente senza mai trovare uno straccio di risposta seppur provvisaria. Un punto di crisi serio, un attrito forte. Un abisso, il buio. O anche uno scatto, un tradimento. E' tutto un vorticare per non fermarsi. Un accavallarsi di immagini, di sensazioni e talvolta di sentimenti. Un continuum senza gerarchia alcuna, senza punti fermi. Un rincorrersi senza sosta. La frenesia del protagonista e' un modo per non pensare, per non fermarsi anche se apparentemente e' proprio quello che fa rispetto agli impegni della professione.
Tutto cio' e' molto televisivo e ci riguarda un po' tutti.
Non e' un caso che il protagonista schivi la possibilita' dello psicanalista.
Non e' un caso che invece si fumi l'oppio con il fratello.
Non e' un caso che il suo essere fuori dall'azienda lo riporti al centro dei meccanismi dell'azienda.
Non e' un caso che la TV sia solo accennata.
Questo e' la TV.
Sono i suoi meccanismi.
I piu' sofisticati.
Anche l'erotismo e la sessualita' sono crudi ma non abbastanza, e sono dettagliati, descritti, vivisezionati. Non vissuti.
Sembrerebbe quasi che toccate le vette degli abissi, la ricerca artistica non possa che ritornare in superficie. In tutti i campi. Non e' ovviamente un problema solo di Veronesi (che scrive pure bene).
E' che e' cambiato il nostro modo di pensare. Il modo di mettere in fila i pensieri, appunto. Loro scorrono, talvolta pure in modalita'
shuffle, incessantemente. Senza meta alcuna.
Noi invece siamo fermi e non ce ne accorgiamo nemmeno piu'.